sabato 28 settembre 2024

Termini e Castanìa riuniti sotto un unico comune denominatore: Il culto di Santa Marina di Scanio. Mentre è dissimile il luogo della sua sepoltura

Giornale del Mediterraneo, 28 settembre 2024

La sacra immagine scolpita di Santa Marina di Scanio, nota anche come “Santa Marina la Siciliana”, è venerata a Termini Imerese (PA) e nella provincia di Messina, esattamente a Castell’Umberto (l’antica Castanìa), e Cumìa (1) (2). Ciò nonostante, dal punto di vista storiografico, è ben evidente (attraverso una probante documentazione), la strettissima correlazione tra Termini e Castanìa, le quali sin dall’XI sec. rivendicano il luogo natale della santa (Scanio) e l’origine della sua casata (Pandariti o Patariti - Pandarita) (3).

In realtà, nelle due località, si fa ugual menzione non solo alla denominazione del luogo di nascita della santa (4), ma anche alla discendenza della sua famiglia. Mentre è dissomigliante la versione relativa alla sua sepoltura.

Ma andiamo con ordine. Scrive lo storico Baldassare Romano (1794 - 1857):

[…] Or sulla fine della dominazione degli Arabi, e cominciando il governo del gran conte Ruggiero, visse la santa verginella Marina siciliana. Venne essa al mondo verso gli anni 1036 dell’era volgare in un oscuro borgo che appellavasi Scanio: epperò non è da confondersi con altre sante del medesimo nome (1). Tal borgo è oggi interamente distrutto, e nessun altro scrittore abbiamo che lo ricordi: ne ciò deve recar meraviglia, poiché moltissime terre per ogni dove son venute affatto in oblio. Ma in Termini è tradizione antichissima che Scanio esisteva sulla montagnola nominata Patàra, quasi un miglio lungi della città a occidente […]

(1) […] Troviamo nel martirologio romano una s. Marina vergine di Bitinia o d’Alessandria il cui corpo fu trasferito a Venezia, ove si venera con festa solenne che ha officio a 17 luglio; ed una certa santa Marina di Galizia ver. e mart. […].

Poi, il Romano continua, e quasi alla fine del suo: “Vita di Santa Marina Vergine Siciliana”, focalizza sulla dipartita della Santa:

[…] Il suo corpo fu immantinente deposto in un tempio della SS. Vergine, e dopo alquanti anni apparse a un pio e religioso uomo, impesegli che le si ergesse un oratorio, acciò per mezzo delle sacre di lei reliquie prestasse la Provvidenza un sicuro e pronto soccorso ai fedeli contro le infermità e le sciagure, e fosse quindi ognora e da per tutto esaltato il nome del Dio trino ed uno augustissimo […].

A Termini, agli inizi del Settecento, i fedeli sperando di individuare e recuperare le sacre ossa della santa, chiesero al Vicario capitolare delle diocesi di farne ricerca. In realtà [...] nel colle detto Scanio, segnatamente in mezzo alle vestigia d’alcuni rovinati edilizi che ancor si vedeano [...] furono avviate più volte le ricerche, che purtroppo risultarono vane. 

Cosicché, dopo che il popolo terminese, da secoli, si adunava a venerarla consuetudinariamente nella piccola chiesetta di Santa Marina “La Nova”, per volontà di alcuni ferventi devoti, a partire dalla prima metà del XVIII sec. fu edificata una nuova chiesetta, ossia quella di Santa Maria “La Novissima” (5) (6).

Invece, a Castanìa, nel casale di Santa Marina (probabilmente l’antica Scanio), dopo il trapasso della santa, le sue spoglie furono sepolte, dapprima nella chiesa del Monastero di Santa Maria di Mallimaco, poi, come scrisse lo storiografo Francesco Nicotra:

[…] Il di lei corpo fu poi traslato a Catania, per ordine dell'infante Martino, che con due diplomi ne ordinò la traslazione nel 1392 […].

Circa la identificazione delle chiesette nel nostro territorio, innalzate e dedicate a Santa Marina di Scanio, per poterle cronologicamente identificarle, abbiamo seguito giustamente questo criterio di designazione, nominandole in: Santa Marina “La Vecchia” (non più esistente), Santa Marina “La Nova” (attualmente in rovina), e “Santa Marina “La Novissima” (7), quest’ultima, dove ogni anno per l'appunto, la prima domenica di settembre, si celebra la solenne messa in suo onore.  

Note:

(1) Giuseppe Longo 2024, Santa Marina di Scanio venerata nell’antica Castanìa, oggi Castell'Umberto (ME), Giornale del Mediterraneo, 21 settembre.

(2) Giuseppe Longo 2024, Santa Marina “La Siciliana”, Giornale del Mediterraneo, 15 settembre.

(3) Giuseppe Longo 2024, Scanio: Il villaggio natale di Santa Marina conteso tra Termini Imerese, Castell'Umberto e Cumìa, Giornale del Mediterraneo , 5 settembre

(4) Giuseppe Longo 2011, Santa Marina di Scanio, MadonieLive , 6 giugno.

(5) Giuseppe Longo 2011, La chiesa di Santa Marina “La Novissima”, MadonieLive , 4 giugno.

(6) Giuseppe Longo 2024, La chiesetta di Santa Maria “La Novissima” e la concessione dell'indulgenza plenaria settennale nell'ultima domenica di maggio, Giornale del Mediterraneo , 1 settembre

(7) Giuseppe Longo, 2011, Santa Marina di Scanio una patria controversa, 5 giugno.

Bibliografia e sitografia:

Baldassarre Romano , Vita di Santa Marina Vergine Siciliana, 1842.

Francesco Nicotra, Castell'Umberto, Palermo, Società editrice del dizionario illustrato dei Comuni siciliani, 1908.

Salvatore Miracola, La Santità nella Diocesi di Patti, 2015.

Maria Stelladoro, “Vita di Santa Marina la monaca vestita da uomo” Graphe.it, 2018.

Foto di copertina:

Ph. Antonino Bartuccio © 2020 (Borgo Antico di Castanìa).

Borgo Antico di Castanìa - Castell'umberto (Sicilia).

«Borgo più antico di Castell'Umberto, in cui tra vicoli, fontane e chiese si narra la storia del piccolo paese nebroideo prima che, con Regio Decreto dell’8 giugno 1865, il centro abitato si trasferisse nell’attuale sede, che prese il nome di Castell’Umberto in onore del Principe Umberto I. Oggi Castanìa rappresenta il centro storico del paese al cui interno sono presenti i resti più rilevanti della storia e dell’architettura del luogo: la Chiesa di Santa Barbara, il Castello, il Convento, la Chiesa di San Francesco e tanti altri siti che testimoniano il ruolo degli artigiani e, in particolare, scalpellini locali nello sviluppo storico-artistico della comunità castanese». Testo da Ttatta Go.

Foto a corredo dell’articolo:

Stralcio cartografico in scala 1:5.000 della cartografia urbanistica del Comune di Termini Imerese. Cerchiato in rosso il Cozzo Patara.

Chiesa di Santa Marina la Nova

Chiesa di Santa Marina “La Novissima”. Ph. Antonio Annibale.

www.ttattago.com

https://santamarinadiscanioterminiimeresepa.blogspot.com/

www.comune.termini-imerese.pa.it 

Giuseppe Longo 

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venerdì 20 settembre 2024

Santa Marina di Scanio venerata nell’antica Castanìa, oggi Castell'Umberto (ME)

Giornale del Mediterraneo, 21 settembre 2024

L’antico casale di Santa Marina in Valdemone, per volere di re Ruggero (1031 circa - 1101), fu sede di un cenobio dell'ordine basiliano intitolato a Maria SS. Vergine di Mallimaco.

Lo storico siciliano Tommaso Fazello (1498-1570), nella sua voluminosa opera “De Rebus Siculis Decades Duae”, stampata a Palermo nel 1558 (ampliata e ritoccata nelle edizioni del 1560 e 1568), colloca la nascita del borgo di Castanìa nel 1322, con l'annessione dei Casali di Randacoli, Rasipullo e il sopraccitato casale di Santa Marina (probabilmente l’antica Scanio). Fautori di questo conglobamento fu la nobile famiglia Taranto.

Circa la vita e il culto di Santa Marina di Scanio, ce ne parla il Sac. Salvatore Miracola, nel suo “La Santità nella Diocesi di Patti”, nella sezione riguardante “I Santi Demenniti”, esattamente a pag. 50. Il testo di Don Miracola mi è stato di grande utilità per approfondire le mie ricerche intorno alla Santa di Scanio, la quale è venerata oltre a Termini Imerese in provincia di Palermo, anche nelle località peloritane di Castell'Umberto, e Cumìa (1). Riporto, quindi, per i miei affezionati lettori, quanto ha scritto il sacerdote nel 2015. 

Sac. Salvatore Miracola

La Santità

nella

Diocesi di Patti

Santa Marina

(1036 - 20 luglio 1066)

[…] Il culto di una Santa siciliana di nome Marina nata in un oscuro borgo di nome Scanio è documentato nella Sicilia orientale a Castell'Umberto, l'antica Castania ed oggi Comune in provincia di Messina, ma anche a S. Marco D'Alunzio dove una volta vi era una chiesa dedicata alla Santa e oggi si vedono solo i ruderi. Non deve meravigliare la diffusione di questo culto nell'antica Val Demone, l'area in cui per tutto il medioevo si conservò il retaggio culturale e linguistico della grecità bizantina. Si tramanda a Castell'Umberto che l'antico casale di Santa Marina corrisponda al sito dell'antico borgo di Scanio.

Lo storico siciliano Tommaso Fazello nella sua “De Rebus Siculis Decades Duae” (Panormi 1558), colloca la nascita del borgo di Castania nel 1322, con l'annessione dei Casali di Randacoli, Rasipullo e Santa Marina, auspici, la nobile famiglia Taranto. Il termine casale indicava nel Medioevo dei borghi o abitati aperti non cinti da mura.

Il casale di Santa Marina, “forse l'antica Scanio” per volontà di re Ruggero, fu sede di un cenobio dell'ordine basiliano intitolato a Maria SS. Vergine di Mallimaco.

A proposito di questo cenobio oramai rudere, lo storiografo Francesco Nicotra così riporta:

«Santa Marina vergine. Nacque nel castelletto chiamato Scanio, della ricca ed illustre famiglia Pandarita. Toccata dalla pietà dei monaci basiliani, volle anche lei vestire l'abito del patriarca San Basilio; ed alla sua morte, dietro le peregrinazioni e le vicende di una santa vita, fu seppellita nella chiesa del monastero di Santa Maria di Mallimaco. Il di lei corpo fu poi traslato a Catania, per ordine dell'infante Martino, che con due diplomi ne ordinò la traslazione nel 1392. In onore di questa santa il casale Scanio venne detto Santa Marina» (83).

La tradizione riferisce che S. Marina nacque verso l’anno 1036, sotto il regno del re Ruggero. La Santa apparteneva alla nobile famiglia dei Pandariti, o Patariti, che abitava nel piccolo borgo di Scanio.

L’antico manoscritto greco che riporta le notizie storiche sulla vita di Santa Marina, conservato nel Monastero del SS. Salvatore dell’Ordine di S. Basilio in Messina e che all’inizio del XVII secolo venne pubblicato in latino nella raccolta delle vite dei Santi Siciliani dal Gesuita Ottavio Gaetani, narra che la Santa, fin dalla più tenera età, ricevette una profonda educazione cristiana dai genitori, e in particolare dalla devota madre, che assiduamente partecipava alle funzioni religiose del borgo, celebrate nella fastosa liturgia bizantina.

In quel periodo forte era ancora l’influsso della religione islamica, professata dai Saraceni, i quali scacciati dall’isola nel 1038 da Michele, imperatore d’Oriente, vi fecero ritorno pochi anni dopo, per poi essere definitivamente scacciati dai Normanni nel 1071.

La fanciulla, diversamente dalle ragazze nobili del tempo, non amava ricchi abiti, oziosità e vanità femminili; rivolgeva la sua attenzione solo ad elevati pensieri e a nobili atteggiamenti. La sua bellezza era un giardino chiuso, i cui tesori erano riservati solo a Dio. La docilità verso i genitori la rese capace di apprendere dalla madre anche l’arte della pittura tessile, mentre lo straordinario amore che nutriva per Cristo la portava ad essere sensibile verso i bisognosi a cui, all’occorrenza, elargiva tutto quanto aveva.

Una beatitudine, ascoltata dalla madre, era quella su cui si soffermava particolarmente la sua attenzione: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli”.

Avendo saputo, inoltre, che molti, abbandonati i loro beni, andavano alla città santa, Gerusalemme, per visitare e pregare nei luoghi santi della nascita e della passione di Nostro Signore Gesù Cristo, la giovane ragazza non pensava ad altro e pregava con la seguente preghiera:

“Orsù, o Signore Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, e Spirito Santo, sola divinità, sola potenza, disponi che sia serbata intatta la mia verginità, spiega le tue forze contro il nemico che mi contrasta e di quel desiderio che io nutro nell’animo, di vedere ed adorare i salutiferi luoghi della tua nascita e della tua passione, non ritenere indegna la tua ancella, perché benedetto sei nei secoli.”.

Da queste sue parole possiamo comprendere quanto le fosse cara la verginità, e quanti ostacoli ha dovuto superare.

Giunta l’età di prendere marito, invano i genitori, nonostante la figlia fosse bellissima, di forme leggiadre e gentile d’animo, la invitarono a sceglierne uno, serio e di buona reputazione, preoccupati come erano per lei e per i loro beni che si sarebbero dispersi. La Santa, al contrario,confidò ai genitori che il Signore, in visione, l’aveva chiamata a servirlo nella verginità. I genitori, per quanto contrariati, cedettero alle parole della figlia e accolsero il volere divino.

Il demonio cercò in ogni modo di ostacolare la vocazione di Marina. A tal proposito, si racconta che un giorno esso con uno schiaffo stravolse orribilmente la bocca di una delle compagne che stava con la Santa. Le altre compagne, sentito il rumore dello schiaffo, pensarono che fosse stata la giovane Santa a perpetrare l’orribile misfatto. La Santa ne rimase addolorata e, passati cinque giorni in intensa preghiera, si recò nella casa della fanciulla sofferente e, dopo aver pregato su di essa e intimato al demonio di abbandonare la fanciulla, le toccò il volto ed essa ritornò sana come prima. Trascorsi quattro anni, vissuti in intensa attività spirituale, la Santa mostrò vivo desiderio di vestire l’abito religioso.

I genitori vollero assecondare il desiderio espresso dalla figlia e, poichè non vi erano ancora monasteri femminili, chiamarono un monaco di santa vita. Questi, dopo aver pregato su di lei e averle tagliato i capelli, le fece indossare l’abito monacale e mutò in Marino il nome con cui fino allora era stata chiamata. La fonte non ci riferisce quale fosse il precedente nome. La santa si ritirò quindi in luogo appartato, tutta immersa nella preghiera e nella contemplazione. Il Signore intanto le affidava il dono della guarigione e quanti a lei si rivolgevano per essere consolati venivano anche sanati nel corpo oltre che nello spirito.

Intanto, l’entusiasmo diffuso dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, mise nel cuore della giovane di realizzare il desiderio tante volte pregato di partire in pellegrinaggio per l’amata terra santa.

Le difficoltà che si frapponevano a questo viaggio erano molte, ma tutte furono superate. Il Signore infatti le ispirò di travestirsi con abiti monacali maschili, per potere abbattere i pregiudizi e gli ostacoli che le provenivano dalla condizione femminile e dalla sua bellezza. Cambiato così il suo nome in Marino, si imbarcò, alla volta dei sospirati Luoghi Santi.

Il demonio, sempre all’erta per invidia di quell’anima pura, si fece sentire ancora una volta: durante la traversata i marinai, stupefatti dell’amabilità del carattere e della generosità del giovane monaco, arguirono che questi oltre ad appartenere sicuramente ad una nobile famiglia, fosse sicuramente in possesso di una cospicua riserva d’oro e progettarono di ucciderlo nottetempo, per impossessarsi dell’oro e poi gettarne il corpo fra i flutti del mare.

La Santa, conosciuto nel suo spirito il malvagio proposito dei marinai, invocò con fervida preghiera l’aiuto divino. E questo non si fece attendere: difatti, mentre il primo dei marinai si avvicinava al giovane monaco per ucciderlo, si morse la lingua in maniera così violenta che, fra urla di dolore, fuggì terrorizzato insieme a tutta la ciurma. Lo sciagurato marinaio, inoltre, per tutta la notte continuò, non solo, ad urlare, ma anche ad emettere voci prive di senso.

I marinai, riconoscendo nell’incidente del proprio compagno un segno divino, si recarono di buon mattino dal capitano della nave e lo misero al corrente dell’episodio notturno. Il capitano, preso il malcapitato, insieme alla ciurma si recò dalla Santa, che, dopo aver pregato su di lui, gli toccò la lingua risanandolo e invitò tutti a ringraziare e pregare Dio.

Approdata la nave a Tripoli di Siria, l’equipaggio riferì l’accaduto al Vescovo del luogo, che fece venire alla sua presenza la Santa. Ella svelò al Vescovo la sua vera identità e i vari episodi che avevano segnato la sua vita di fede fin dalla sua tenera età e come, per divina ispirazione, si era vestita da monaco per realizzare il santo desiderio di potersi recare pellegrina in Terra Santa.

Il Vescovo ospitò la santa nella sua diocesi per una settimana durante la quale la ammaestrò nella conoscenza delle divine cose. Nel congedarla le predisse che sarebbe andata a Gerusalemme per due volte e infine sarebbe definitivamente ritornata nella sua patria.

Rafforzata dalla preghiera e dall’istruzione del Vescovo, la Santa riprese il cammino e, giunta a Gerusalemme, si recò al Santo Sepolcro e presso gli altri luoghi segnati dalla presenza di Gesù durante la sua vita terrena. Quindi risalì il fiume Giordano e lì ebbe modo di realizzare l’altro suo desiderio di rimanere in uno dei tanti monasteri che sorgevano in quei luoghi. Ivi rimase servendo amorevolmente i fratelli monaci.

Dopo tre anni manifestò al superiore il desiderio di ritornare in patria per vedere i suoi genitori, ormai avanti negli anni, prima che questi morissero. Ricevuta la benedizione, la Santa partì per il villaggio natio, dove trovò i suoi genitori ormai morti.

Si fermò nella sua Scanio per alcuni mesi, e, dopo non molto tempo, ripartì per la seconda volta per Gerusalemme e ritornò nel suo amato monastero.

Trascorsi cinque anni, la Santa confidò al superiore del monastero la predizione del Vescovo di Tripoli. Il superiore, ascoltatala, invitò la Santa a lasciare il monastero e ritornare nella sua patria. Giunta in patria dopo sei mesi si ammalò e morì nel 1066 lasciando di sè una viva memoria di santità, non solo nei suoi compaesani, che la venerarono come Santa e nella chiesa del borgo le dedicarono l’altare, ma anche in tutti i cristiani del circondario.

La sua tomba divenne così meta di pellegrinaggi, poiché quanti a lei si rivolgevano, afflitti da diverse malattie o avversità, trovavano sollievo per la sua potente intercessione.

Santa Marina venne seppellita nel tempio della Santissima Vergine che sorgeva a Scanio, ma, in seguito ad una sua apparizione in sogno ad uno dei fedeli, in suo onore venne costruito un oratorio, nel quale furono portate le reliquie della Santa. Il luogo era oggetto di straordinaria venerazione e straordinari furono i miracoli in esso compiuti [...]

(83) Francesco Nicotra così riporta in “Dizionario Illustrato dei Comuni Siciliani”, Palermo 1908.

Note:

(1) Giuseppe Longo  2024, La chiesetta di Santa Maria “La Novissima” e la concessione dell'indulgenza plenaria settennale nell'ultima domenica di maggio, Giornale del Mediterraneo, 1 settembre.

Bibliografia e sitografia:

Tommaso Fazello , Due decenni di affari siciliani, ora pubblicato per la prima volta. A questi venne l'indice più ricco di tutta l'opera, Panormi, di Giovanni Matteo Maida e Francesco Carrara, 1558.

Ottavio Gaetani , Vite dei Santi di Sicilia da antichi documenti greci e latini, e per la maggior parte da codici MSS non ancora pubblicati, raccolti o scritti, compilati secondo la serie degli anni dell'era cristiana, e illustrati con osservazioni, voll. I e II, 1657.

Vito Amico, Dizionario topografico della Sicilia, tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di marzo, vol. I, Palermo, Tipografia di Pietro Morvillo, 1856, pp. 253-254.

Francesco Nicotra, Castell'Umberto, Palermo, Società editrice del dizionario illustrato dei Comuni siciliani, 1908.

Salvatore Miracola, La Santità nella Diocesi di Patti, 2015.

Giuseppe Longo 2024, La vita di Santa Marina di Scanio nelle agiografie - agiologie del XIV, XVII, XVIII e XX sec. Giornale del Mediterraneo, 18 settembre.

https://santamarinadiscanioterminiimeresepa.blogspot.com/

Foto di copertina: S. Marina. V. Nel cartiglio in alto si nota la scritta, “Cingulo castitatis restringe renes meos” (Cingi i miei fianchi con il cingolo di castità). Ph. Giovan Battista Anania.

Foto a corredo dell’articolo:

"De Rebus Siculis Decen Due", frontespizio. 

Ottavio Gaetani , Vite dei Santi di Sicilia, frontespizio.

Vito Amico, Dizionario topografico della Sicilia, frontespizio del volume II.

Immagine di Santa Marina che si venera a Castell'Umberto, l'antica Castanìa. Ph. di Giovan Battista Anania.

Giuseppe Longo

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mercoledì 18 settembre 2024

La vita di Santa Marina di Scanio nelle agiografie - agiologie del XIV, XVII, XVIII e XX sec.

Giornale del Mediterraneo, 18 settembre 2024

Santa Marina, nacque nel piccolo borgo di Scanio nell’anno 1036 (1) e appartenne all'agiata e autorevole famiglia dei Pandariti. Trascorse la sua fanciullezza in Sicilia e fu pellegrina in Terrasanta, morì a Scanio nel 1066 all'età di trent'anni.

Le vicende sulla biografia e sul culto di Santa Marina Vergine di Scanio ci sono state tramandate unicamente dal Menologio di Daniele, oggi, conservato nella Biblioteca Regionale Universitaria di Messina (2).

Il monaco di nome Daniele, scriba negli anni 1307-1308, visse nel Monastero del Santissimo Salvatore in Messina, importante cenobio del monachesimo basiliano.

Tuttavia, circa la Vita di Marina, esistono altri due manoscritti (uno in latino e l’altro in greco) del XVII sec. che si conservano nella Biblioteca Centrale della Regione Siciliana […] nei corpora II.E.8 (copia del precedente in greco) e XL.G.2 (in latino, per la stampa delle Vitae SS.) e furono pubblicati nel 1657 dal gesuita Ottavio Gaetani nella sua monumentale opera agiografica “Vitae Sanctorum Siculorum […] (Cfr. Vita di Santa Marina la monaca vestita da uomo).

Un’altra versione sulla vita di Santa Marina fu scritta in latino nel 1725 (Cfr. “Vita di Santa Marina la monaca vestita da uomo”), dal Bollandista Giovanni Battista Sollerio che pubblicò ad Anversa, la “Vita di Marina di Scanio”. Mentre il filologo e bizantinista Giuseppe Rossi Taibbi (1924-1972) nel 1959 scrisse una breve Vita della santa.

L'edizione di Rossi Taibbi (3) permette di leggere il testo greco con a fronte la versione italiana e reca anche una biografia di Santa Lucia presente nel codice trecentesco.

Note:

(1) Giuseppe Longo 2011, Santa Marina di Scanio, MadonieLive, 6 giugno.

(2) Maria Stelladoro, “Vita di Santa Marina la monaca vestita da uomo” Graphe.it, 2018.

(3) Giuseppe Longo, Santa Marina di Scanio una patria controversa, 2011, 5 giugno.

Bibliografia e sitografia:

Giuseppe Rossi Taibbi, “Martirio di Santa Lucia - Vita di santa Marina”, Istituto siciliano di Studi bizantini e neogreci, Palermo 1959.

Enrica Follieri , I santi dell'Italia greca in Storia e cultura nell'Italia bizantina: conquiste e nuove ricerche. Pubblicazioni della Scuola Francese di Roma   Anno 2006,   363   pp. 95-126.

Giuseppe Longo 2024, Santa Marina “La Siciliana”, Giornale del Mediterraneo, 15 settembre.

https://catalogo.beniculturali.it/ 

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Foto di copertina: La sede dell'archimandritato del Santissimo Salvatore dal 1563 al 1866, dove attualmente sorge il Museo Regionale di Messina. Da Wikipedia.

Foto a corredo dell’articolo:

Statua di Santa Marina che si venera a Termini Imerese (PA), nella chiesetta omonima (Santa Marina “La Novisima”). Ph. di Vincenzo Lo Bosco, Termini Imerese 2024.

Processione di S. Marina a Cumia inferiore, 17 luglio 2023. Ph. Giovanni Lombardo.

Ritratto di padre Giovan Battista Sollerio, stampa. 

P. JOHANNES BAPTISTA SOLLERIUS S.I./OBIIT XXVII JUNII ANNO MDCCXL AETATIS LXXII/PROCURAT SUMPTUS OPERI CALAMOQUE LABORAT/sOLLERIUS MAGNUS SCRIPTOR ET AECONOMUS

Giuseppe Longo 

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domenica 15 settembre 2024

Santa Marina “La Siciliana”

Giornale del Mediterraneo, 15 settembre 2024

Circa il culto di Santa Marina “La siciliana”, è documentato nella nostra isola, esattamente a Termini Imerese (PA) e nelle località peloritane di Castell'Umberto e Cumìa (1)

In merito alla sua nascita, lo storico termitano Baldassare Romano (1794 - 1857) ci informa che la vergine Marina sia venuta al mondo nel 1036, in un oscuro borgo chiamato Scanio, oggi scomparso. 

Sulla vita della santa ci sono pervenuti diversi documenti risalenti al XIV, XVII, XVIII e XX sec. In realtà, anche Ignazio Candioto (1890 - 1956), nella sua Civitas Splendidissima, ci parla della nostra compatrona in due sezioni del suo libro, XI  e XLVIII (2) e nel (Doc. N. 34). 

Pertanto, nel caso nostro, riporto fedelmente quanto egli scrisse sulla vita di Santa Marina al Cap. XI. 

CIVITAS SPLENDIDISSIMA

(Termini Imerese)

LEGGENDA E STORIA

CON DOCUMENTI

XI

[…] La tradizione pone in questo periodo, e precisamente verso il 1036, regnando Ruggiero, la nascita di Santa Marina, Vergine nostra.

Sorgeva a un chilometro da Termini, sulla strada Termini - Trabia, e precisamente sulla collina che noi conosciamo col nome di Cozzo Patara, un piccolo borgo nominato Scanio, borgo oggi completamente scomparso e del quale sino a circa due secoli fa si potevano ancora osservare i ruderi (1) .

(1) Ce lo assicura Baldassare Romano nel suo opuscolo sulla vita della Santa.

Si vuole che il nome di Patara sia stato dato alla località da un gruppo di Greci venuto da Patara, città della Licia, come si vuole che la Santa appartenesse alla famiglia dei Pandariti, cognome che potrebbe essere una modificazione di Patariti.

Le notizie che ci rimangono della giovane di nome sconosciuto, ma che in Religione si impose quello di Marina, le dobbiamo ad un antico manoscritto greco che trovavasi conservato nel Monastero del SS. Salvatore dell'Ordine di S. Basilio in Messina e che nel secolo XVII venne pubblicato in latino, con brevi annotazioni, dal Padre Ottavio Gaetani, nella sua raccolta delle vite dei Santi Siciliani (1) .

Nacque la fanciulla da nobili, ricchi e potenti genitori. Educata fin dalla tenera infanzia alla severa osservanza della Religione, per quanto bellissima, di forme leggiadra e gentile, sfuggì il mondo e le sue tentazioni, spese la sua giovinezza in pratiche di carità, e fu di una bontà, di una religiosità e di una pietà senza pari (2) .

(1) Di tale manoscritto una copia dei primi del secolo XVII trovasi conservata nella Biblioteca dei Padri Gesuiti a Palermo.

(2) …. La sua bellezza era un orto chiuso, un ponte suggellato, i cui tesori consacrati erano al solo Dio. B. Romano Id.

Pervenuta in quell'età nella quale ogni ragazza sognava le nozze, chiese ed ottenne di votarsi tutta a Dio, e di vestire l'abito monastico.

Mancando allora i Monasteri, un religioso di santa vita, le recise la chioma, la cinse di vili e ruvide vesti, la benedisse e da quel giorno la fanciulla prese il nome di Marina.

Dopo due anni trascorsi nella solitudine e nella preghiera operando miracoli, volle visitare la Terra Santa, ed indossati abiti maschili, mascolizzato in Marino il nome, s'imbarcò e partì per la terra tanto sospirata.

Tre anni visse in Terra Santa in abiti maschili, poi ottenendo la licenza dai superiori, ritornò ad abbracciare i genitori.

Ma la morte li aveva già chiamati a se, e Marina ripartì per la Terra Santa, ove si fermò altri cinque anni.

Ritornata ancora una volta nella sua Scanio, visse santamente, operando miracoli, oggetto di venerazione, fino al 1066. Fu sepolta nella sua Scanio, ove in suo nome sorsero due chiesette campestri, dette Santa Marina la vecchia e santa Marina la nuova.

Una di esse esiste ancora, proprietà privata del Comm. Giovanni Marsala. Dell'altra non vi è più traccia, e si sconosce completamente dove venne inumato il corpo della Santa. 

Dell'attuale Chiesa di Santa Marina ci occuperemo in seguito […].

Note:

(1) Giuseppe Longo 2024, Scanio: Il villaggio natale di Santa Marina conteso tra Termini Imerese, Castell'Umberto e Cumìa, Giornale del Mediterraneo, 5 settembre.

(2) Giuseppe Longo 2011, La chiesa di Santa Marina “La Novissima”, MadonieLive, 4 giugno.

Bibliografia e sitografia:

Ottavio Gaetani , Vite dei Santi di Sicilia da antichi documenti greci e latini, e per la maggior parte da codici MSS non ancora pubblicati, raccolti o scritti, compilati secondo la serie degli anni dell'era cristiana, e illustrati con osservazioni, voll. I e II, 1657.

Baldassarre Romano, Vita di Santa Marina Vergine Siciliana, 1842.

Ignazio Candioto “Civitas Splendidissima” (Termini Imerese). Leggenda e storia con documenti. A cura del Fascio di Combattimento di Termini Imerese e pro Opere Assistenziali. Scuola Salesiana del Libro, 1940, XII+273+7 pp.

https://santamarinadiscanioterminiimeresepa.blogspot.com 

Foto di copertina:

Statua di Santa Marina che si venera nella chiesetta omonima (Santa Marina “La Novisima”). A fianco San Paolino vescovo di Nola (protettore dei Giardinieri). Sopra l'altare, il dipinto della Santa. Ph. di Vincenzo Lo Bosco, Termini Imerese 2024.

Foto a corredo dell'articolo:

Immagine di Santa Marina che si venera a Castell'Umberto, l'antica Castanìa. Ph. di Giovan Battista Anania.

Statua di Santa Marina che si venera a Cumia inferiore. Ph. Giovanni Lombardo, 17 luglio 2023.

Vite dei Santi di Sicilia, I e II volume.

Chiesetta di Santa Marina "La Nova".

Chiesetta di Santa Marina "La Novissima". Ph. Antonio Annibale.

Giuseppe Longo 

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La festa di Santa Marina in Termini Imerese, tra fede e tradizione

Giornale del Mediterraneo , 15 novembre 2024 La festa di Santa Marina è stata da secoli, e continua ad esserla, una devota ricorrenza, molto...