Giornale del Mediterraneo, 15 novembre 2024
La festa di Santa Marina è stata da secoli, e continua ad esserla, una devota ricorrenza, molto sentita a Termini, in particolar modo nel contado cittadino. La santa, compatrona di Termini Imerese, nacque a Scanio (1) nel 1036.
Le fonti non ci
tramandano il suo nome secolare. Però, al di la del suo luogo di nascita è
indubbio che nel nostro territorio la tradizione religiosa al suo cospetto è
ben radicata, al pari del nostro patrono, il Beato Agostino Novello (2). Circa la storia dei festeggiamenti
in Contrada “Bravuni” (N.d.R. Bragone), che si svolsero nella chiesetta
campestre di Santa Marina “La Novissima” (3),
siamo in possesso di eloquenti notizie tramandate dallo storico e giornalista
Giuseppe Navarra (1893-1991); il quale ce le indica e descrive in un apposito
capitolo (4), nella sua “Termini
com’era” (GASM, Termini Imerese 2000), un’opera pubblicata postuma. Mentre,
relativamente al culto, alle usanze e ai costumi intorno alla Santa di “Cozzo
di Patara”, a cominciare dal secondo dopoguerra, possiamo documentarle in
questa testata, poiché mi sono avvalso recentemente dalle testimonianze orali
ed etnografiche, di coloro che l’anno vissuta in prima persona. Infatti, ho
avuto modo di sentire, il sig. Antonio Gatto senior (già presidente della
Congregazione dei Giardinieri sotto il titolo di San Paolino, dall’ottobre 2003
al marzo del 2010), e di Giuseppe Aglieri Rinella, ambedue figli di
agricoltori, i quali appassionatamente e con lieve nostalgia hanno acconsentito
di rilasciarci le loro esposizioni, frutto del loro “patrimonio informativo”
tramandato oralmente.
Infine, circa
l’affidamento della chiesetta di Santa Marina, il Navarra ci informa, inoltre,
che i custodi denominati “i rrimiti”
(gli eremiti) che in passato accudivano la chiesetta, più volte si sono
succeduti. L’ultimo dei quali fu il sig. Giovanni Crimi, scomparso nel 1985.
Agostino
e Giuseppe ci raccontano:
Intorno
al culto di Santa Marina, afferma il signor Gatto (N.d.R. anche
se la sua testimonianza in merito al gruppo scultoreo di cartapesta, non è
suffragata da riscontri con la tradizione scritta), perdura la dichiarazione tramandatami oralmente da mio padre Giuseppe,
allorché a Termini, la famiglia Bordonaro (precisamente l’ingegnere
Gaetano, impiegato comunale, abitante nell’odierna via Pola), proprietaria del simulacro in cartapesta
della SS. Vergine di Scanio, organizzasse ogni anno, nel mese di settembre, a Piazza
Umberto I (per intenderci, dove si trovava l’ex pasticceria di Scalia), un piccolo apparato effimero, dove si
stagliava la statua della santa. A questo raduno liturgico partecipavano
stabilmente un gruppo di pii fedeli. In seguito, la sacra scultura a tuttotondo
(N.d.R. risalente alla metà del XIX sec.) fu trasferita nella Chiesa di Maria
SS. della Misericordia (N.d.R. oggi auditorium Maria SS. della
Misericordia, annesso al Museo civico “Baldassare Romano”) e dopo la chiusura al culto di quest’ultima, fu custodita nel Duomo di
San Nicola di Bari, nell’attuale Cappella di San Gaetano, insieme alla statua
di San Biagio.
Continua il signor Gatto: nel 1886 si deve la nascita della
Congregazione dei Giardinieri (5),
che avrà in seguito, un ruolo basilare
nei festeggiamenti in onore della compatrona e officiati nella chiesetta
campestre di Santa Marina “La Novissima”, ubicata in Contrada Bragone, nel
Cozzo Patara, e culminati con la processione pomeridiana.
Infatti,
tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la confraternita,
composta […] solamente di tutti coloro
che esercitano il mestiere di Giardinieri […] (6), si occupò dei
preparativi e dell’organizzazione logistica della manifestazione religiosa.
Tanto è vero, che la nuova mansione assunta dalla confraternita, porterà a
legare nello stesso giorno le celebrazioni in onore di San Paolino di Nola, e
di Santa Marina. In realtà, il simulacro di San Paolino venne disposto
all’interno della chiesetta campestre di Cozzo Patara, congiuntamente a quella
della Vergine di Scanio. I due simulacri, da allora, seguitano ancora oggi ad
essere condotti annualmente in processione nel mese di settembre, percorrendo
un breve tragitto che si svolge in contrada Bragone.
Io,
da ragazzo, racconta il sig. Gatto, sul finire degli anni Cinquanta,
insiemeai miei genitori, per
raggiungere la chiesetta di Santa Marina, percorrevo la stradella vicinale,
adiacente alla SS 113, che portava fin sul Cozzo Patara, a quei tempi polverosa
e costellata di brecciolino. Si celebrava una sola messa mattutina. Nello
spiazzo antistante, venivano allestite le bancarelle per la vendita di calia,
simenza e nuciddi atturràti (N.d.R. ceci tostati, semi di zucca essiccati e
salati, e noccioline abbrustolite) e i
banconi con i giocattoli. In prossimità c’erano anche i venditori di carne alla
brace e di pane e panelle. Tra i visitatori, o i fedeli, solitamente, qualcheduno,
oppure in piccoli gruppi, dopo la celebrazione della Santa Messa, rimanevano in
quel luogo ameno, e non disdegnavano di scegliere un posto sotto gli ulivi
circostanti per desinare in compagnia. Ovviamente, le vivande erano state
portate da casa a tale scopo.
Negli
anni Sessanta, esattamente nel 1965, l’incremento dei fedeli indusse il clero a
celebrare quattro messe: tre la mattina, ed una nel pomeriggio; a seguire la
processione con i simulacri dei due santi. Identico rituale si svolse anche negli
anni ’70 - ’75. Poi, sul finire anni Settanta a Cozzo Patara si svolsero
solitamente due spettacoli: il sabato, la vigilia della festa, con la
rappresentazione di gruppi folcloristici; e la domenica, il giorno clou, con la
recita di commedie popolari.
A tal riguardo, racconta
il sig. Aglieri Rinella: in merito alle
attrazioni ricreative e gastronomiche, perdurò ancora la consuetudine della
vendita della carne alla brace, fino a scemare gradualmente e ad esaurirsi per
sempre sul finire del decennio. Invece, rimase immutata la presenza dei
venditori di avellane, ceci, semi di zucca e bibite.Per
quanto riguardano gli anni Ottanta, si intrapresero i lavori in economia per la
ristrutturazione della pavimentazione, copertura e ampliamento dei locali
interni della Chiesetta di Santa Marina “La Novissima” (sagrestia, e altri
piccoli spazi attigui). Seguirono successivamente i restauri della vare di
Santa Marina e San Paolino. Risale al quel periodo il rifacimento della
stradella, la quale, mediante l’asfalto e ai pali dell‘illuminazione, fu resa
più comoda al percorso delle persone e alle autovetture.
Le
celebrazioni delle messe ricalcarono quelle degli anni Settanta, lo stesso per
gli intrattenimenti musicali e folcloristici, però con una variante. Infatti, furono
aggiunte nuove attrattive: “U jocu ri pignateddi” (N.d.R.
gioco delle pentolacce) e la corsa dei
sacchi. Tuttavia, affinché i festeggiamenti ben riuscissero, sin dall’inizio
gli organizzatori avevano effettuato una questua in danaro, a cui i residenti
delle vicinanze, e non solo, elargirono ampiamente.
Il salto di qualità avvenne negli anni Novanta, quando i festeggiamenti in onore di Santa Marina furono inseriti nel programma estivo a cura del Comune di Termini Imerese. Per cui, dato il crescente afflusso di persone a Cozzo Patara, il numero delle messe rimase invariato come per gli anni Ottanta. In realtà, le funzioni religiose furono svolte nella mattinata e nel tardo pomeriggio (sabato e domenica) e terminarono con la consueta processione. In serata, invece, ebbero inizio gli spettacoli, sia folcloristici e sia canori, che si conclusero fin verso la mezzanotte.
A partire dagli anni duemila (fino al 2019), rimase
immutato il numero delle funzioni religiose. Dopo tale data ci fu uno stallo a
causa della Pandemia di COVID-19. Infatti, le attività religiose ripresero nel
2021 con le celebrazioni delle messe officiate ad agosto per quattro sabati di
seguito. Difatti, dopo la pandemia, le celebrazioni continuarono ad essere
officiate, secondo la consuetudine, anche l’anno successivo, in mattinata e nel
pomeriggio. Il mese di settembre di quest’anno, infatti, ha visto nella
chiesetta di Cozzo Patara, una nutrita partecipazione di fedeli. Le sante
messe, sono state celebrate sia la mattina che nel tardo pomeriggio, a cui è
seguita la processione dei due simulacri. Oltre all’angolo liturgico ci fu
anche lo spazio dedicato alla musica e al varietà.
Note
(1) Giuseppe Longo 2011, Santa Marina di Scanio, MadonieLive, 6 giugno.
(2)
Giuseppe
Longo 2021, Tracce agostiniane a Termini Imerese: Il culto del Beato Agostino
Novello, la sua canonizzazione nel 1759, e un suo ritratto “ritrovato”, Cefalunews,
22 ottobre.
(3) Giuseppe
Longo 2011, La chiesa di Santa Marina “La Novissima”,MadonieLive, 4 giugno.
(4)“Santa Marina”.E’ la contrada contigua al
“Bravuni”, è la chiesetta suburbana che si delinea nettamente al sommo della
vallata del S. Leonardo, a poco più di due chilometri ad occidente da Termini.
Il quattro settembre di ogni anno vi si celebrava la festa della santa, con
grandissimo concorso di popolo che pigliava lo spunto di una cerimonia religiosa
per fare una scampagnata.
La
vigilia, due ore dopo l’Ave Maria, si lanciavano i soliti fuareddi che per
alcuni minuti solcavano l’aria. L’indomani, di buon’ora, cominciava il
pellegrinaggio , e si cantava:
Ni nni iaumu a Ssanta Marina,
Cu ll'aria fina di la matina
Nni purtamu frischi e llisci
E nni manciamu sti gran pisci.
Un muluneddu pi lleva sapuri
Lu vinuzzu chi allegra lu cori
E mmanciamu ca bbeni nni fannu,
Ca sta festa è na vota l'annu.
Traduzione:
Ce
ne andiamo a Santa Marina,
Con
l’aria sottile della mattina
Ce
li portiamo freschi e lisci,
E
ci mangiamo questi gran pesci.
Una
piccola anguria per togliere il sapore,
Il
vinello che rallegra il cuore,
E
mangiamo che bene ci fanno,
Che
questa festa è una volta all’anno.
Le
vie d’accesso erano due. Una partiva da Porta Palermo, scendeva per la
scorciatoia del Camposanto che portava ai “Mulinedda”, dove una volta
esistevano tre mulini di grano; quindi proseguiva fino al grande ponte in
muratura (quello di ferro non esisteva ancora), lo si attraversava e si
continuava attraverso la polverosa vicinale per arrivare alla chiesetta. Questo
itinerario era seguito dalle donne e dalle persone adulte.
Il
secondo tragitto partiva pure da Porta Palermo, maimboccava a sinistra la via del Mazziere, che
allora scendeva tra le case ed un burroncello, fino ad arrivare al greto del
fiume San Leonardo, che attraversavamo. Poi ci inerpicavamo sul ripido costone
della vallata, coltivato ad ulivi, e giungevamo finalmente alla chiesetta.
L’animazione nello spiazzo antistante era grande. C’erano la loggia dei
dolciumi, con gelato di campagna, torrone, biscotti, stampigghi (savoiardi); la
loggia dei giocattoli, con bombolette, carrettini col cavallo di cartapesta,
fischietti, trombe, tamburini ecc.; il bancone dei carnezzieri dove
troneggiavano salsicce, costate e trinche di maiale; un altro bancone dei
venditori di pane, formaggio, salame, sarde salate e simili. Poi c’erano
muffulette (grosse e piccoli) e panelle, calia e simenza, nuciddi (avellane)
atturrati, noccioine americane, frutta secca. E’ da notare che buona parte dei
convenuti aveva portato con sé vettovaglie di ogni genere, compresa l’acqua,
che sul luogo difettava. La sola acqua disponibile era quella di una cisterna
che si trovava nel cortile della chiesetta. La gente amava tuttavia ricorrere
alle “gazzose”. Le messe semplici si susseguivano dal primo mattino; seguiva
poi la messa cantata con fervorino dalcanonico Fucà, dopo di che quasi tutti cercavano un posticino tra i
fronzuti olivi delle vicinanze, per tirar fuori da “gistri” ed involti di tutte
le fogge le cibarie che avevano portato. Nel contempo stuzzicavano le nari le
salsicce ed altre carni che si stavano arrostendo sui numerosi focherelli nei
dintorni, mentre una decina di “musicanti” allietava la circostanza con
ballabili. Nonostante il sole che picchiava, molte persone indugiavano un
pochino dopo il pasto, e poi intraprendevano la via del ritorno, ma la maggior
parte ritornava a casa col freschetto del pomeriggio. C’era sempre qualcuno che
barcollava leggermente, per avere ingerito inusitate porzioni di vino.
Attorno
alla chiesetta si dava da fare Fra Marino, un tale vestito con una tonaca
francescana, che abitava una stanzetta contigua alla chiesa. Era chiamato
rrmitu (eremita) e viveva discretamente questuando nei giardini della vallata
del San Leonardo. Serviva la messa che di tanto in tanto si celebrava nella
chiesetta, e suonava il Salve Regina a mezzogiorno e l’Ave Maria. Questi
rrimiti rimanevano in funzione per un certo tempo; poi sparivano ed erano
succeduti da altri Fra Marino. Ad uno di essi che, stancandosi dalla solitudine
convolò a nozze con una certa Caterina, venne subito appioppata la quartina che
segue:
Fra
Mmarinu lu rrimitu,
Si spugghiò e ssi fici zitu,
Pi ll'amuri di Catarina,
Abbannunò a Ssanta Marina.
Traduzione:
Fra
Marino l’eremita,
Si
spogliò e si fece fidanzato,
Per
l’amore di Caterina,
Abbandonò
Santa Marina.
Oggigiorno a Santa Marina
si può agevolmente andare in automobile o in motoretta.
(5)
[…]
La Congregazione di San Paolino, patrono dei giardinieri, fu fondata con
decreto arcivescovile del Cardinale Michelagelo Celesia il 27 giugno 1886 […]. Le
Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Storia e arte.
(6)
Statuto del 1914.
Bibliografia e sitografia:
Statuto della
Congregazione dei Giardinieri, sotto il titolo di S. Paolino nella chiesa di S.
Maria di Gesù in Termini Imerese, Palermo 1914.
Le Confraternite
dell’Arcidiocesi di Palermo. Storia e arte, catalogo della mostra a cura di
M.C. Di Natale, EDI OFTES, Palermo 1993. Fotografie di Enzo Brai.
Giuseppe
Navarra, Termini com'era, GASM, 352 pp. 2000.
Francesco
Anfuso, Marina, Vergine Termitana - La Novena e la Vita.
Tipografia Calamaio, 2006.
Giuseppe
Longo 2011, Santa Marina “La Nuova” in Termini Imerese, MadonieLive,
8 giugno.
Giuseppe
Longo 2024, La chiesetta di Santa Maria “La Novissima” e la
concessione dell'indulgenza plenaria settennale nell'ultima domenica di maggio,
Giornale del Mediterraneo, 1 settembre.
Giuseppe
Longo 2024, La vita di Santa Marina di Scanio nelle
agiografie - agiologie del XIV, XVII, XVIII e XX sec. Giornale del Mediterraneo,
18 settembre.
Giuseppe
Longo 2024, La breve storia delle chiesette di Santa Marina
in Termini, redatta dal canonico Rocco Cusimano, Giornale del Mediterraneo, 4
ottobre.
https://beatoagostinonovelloterminiimerese.blogspot.com
https://santamarinadiscanioterminiimeresepa.blogspot.com
Ringraziamenti:
Si ringrazia il Presidente
della Confraternita di San Paolino dei Giardinieri di Termini Imerese, il sig.
Antonio Gatto junior per avermi segnalato alcuni riferimenti storici, in merito
alla chiesetta di Santa Marina “La Novissima”.
Il Prof. Fonso Genchi
(Presidente dell’Accademia della Lingua Siciliana) per le traduzioni dalla
lingua siciliana all’italiano.
Foto di copertina: La chiesa di Santa Marina “La Novissima” 2024. Ph. Antonio Annibale.
Foto
a corredo dell’articolo:
“Fra Marino” (Giovanni Crimi) l’ultimo romito. Foto, catturata dal profilo social di Fabio Chiaramonte.
Un momento della processione durante il Giubileo del 2000, per la festività della Pentecoste. Ph. Giuseppe Saverino.
Termini Imerese, Duomo di San Nicola di Bari, 2024. Gonfalone processionale della confraternita di S. Paolino. Ph. Antonio Annibale.
Giuseppe Longo
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